QUALCOSA SI POTEVA SALVARE

Chi ha avuto la sventura di vedere la propria città messa in ginocchio dal terremoto sa che dopo pochi giorni le facciate dei palazzi e delle chiese del centro storico vengono sottratti alla vista da un intreccio intricato e fittissimo di legno e acciaio.

Anche a Fabriano nel 1997 accadde lo stesso: tutto il centro storico fu puntellato con impalcature e strutture in legno imponenti che avevano come obiettivo la messa in sicurezza delle strutture lesionate. E come per il terremoto che colpì Umbria e Marche la stessa situazione si ripetè a L’Aquila.

Archi, campanili e interi palazzi ingabbiati e sorretti per evitare crolli improvvisi che avrebbero danneggiato in modo ancora più grave i beni architettonici che rappresentano la memoria storica di una comunità e un bene prezioso da preservare per garantire un futuro alla città.
Dopo la scossa del 24 agosto nessuna struttura di questo tipo è stata improntata. Le chiese, i campanili, gli archi, le case che si affacciano sui vicoli stretti dei piccoli borghi colpiti dal terremoto sono stati lasciati alla mercè delle scosse che si sono succedute e agli effetti degli eventi atmosferici che hanno così completato l’opera di distruzione. Quello che dopo il primo terremoto era rimasto miracolosamente in piedi anche se fortemente instabile è rovinosamente crollato a causa del lunghissimo sciame sismico e delle scosse di ottobre. Le strutture lasciate senza un adeguato sistema di puntellamento si sono sbriciolare scossa dopo scossa sotto gli occhi impotenti degli abitanti sfollati.
Gran parte dei beni architettonici e storici potevano essere salvaguardati consentendo lavori di ripristino e restauro molto più facilmente eseguibili. Ora invece non resta che raccogliere le macerie e immaginare quello che sarebbe potuto essere.

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affresco chiesa Santa Maria in Pantano

Si tratta di ritardi e inadempienze gravissime per le quali qualcuno dovrà essere ritenuto responsabile. Come sempre viene accusata la burocrazia, un modo come un altro per non individuare alcun colpevole. Eppure qualcuno aveva provato a dirlo sin dai primi giorni a seguito del sisma del 24 agosto ma senza essere ascoltato. Sembrava un argomento che non interessava nessuno e che anzi provocava disagio e indignazione di fronte al numero sempre crescente di vittime e dispersi.
Sono passati ben due mesi e niente su questo fronte è stato fatto e ora i commentatori e i politici rimangono in silenzio di fronte ai cumuli di macerie di quelle costruzioni che fino a solo qualche giorno fa erano ancora in piedi e facevano parlare di miracolo e speranza.
Su tutte si è alzata la voce di Tommaso Montanari, storico dell’arte, professore universitario autore di molti saggi sulla storia dell’arte italiana: “Ieri ho ricordato queste banali verità, chiedendomi cosa sarebbe successo se l’abbazia di Sant’Eutizio o la chiesa di San Salvatore a Campi (e moltissimi altri monumenti) fossero stati puntellati e messi in sicurezza dopo il sisma di agosto.”
Il Ministro Franceschini incalzato dai giornalisti su questo aspetto ha dichiarato che ha dovuto seguire delle priorità senza però specificare quali e senza chiarire i motivi per i quali non sono intervenuti in modo tempestivo.
Franceschini si è mostrato molto infastidito dalle domande dei giornalisti per questo ho deciso di rivolgergli anche io le stesse domande alle quali dovrà rispondere nell’aula della Camera dei Deputati.

Gli abitanti delle città nelle quali è stata cancellata gran parte della loro storia rasa al suolo dal sisma e dalla negligenza di chi doveva intervenire e non l’ha fatto meritano delle risposte credibili.