Piano Lupo, la nuova strategia per la conservazione e la gestione della specie in Italia

Il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia“, in cui si ribadisce che non servono gli abbattimenti, ma una strategia. Il Piano infatti non prevede le uccisioni, cioè quegli “abbattimenti controllati” previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza-Stato-Regioni. Esclusa dunque la riapertura della caccia, rimangono tutte le altre misure per permettere la convivenza fra lupi e bestiame.

    Il nuovo piano, che sostituisce quello in vigore del 2002 ed è stato consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione, prevede 22 azioni che puntano “alla conservazione” della biodiversità e a “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”. Fra gli interventi, a quanto si apprende, sono allo studio misure sperimentali sull’esempio di alcuni Paesi europei.

Tra le novità del nuovo Piano: l’attualizzazione dei dati sulla distribuzione e consistenza del lupo sulle Alpi; l’eliminazione di un’azione specifica dedicata alle deroghe in quanto la materia è già regolata dalla normativa vigente; un rafforzamento delle indicazioni per ministeri e Regioni per la definizione di documenti, l’inserimento fra i temi oggetto di informazione e comunicazione dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie.

La conservazione del lupo ha forti motivazioni di carattere ecologico, economico ed etico-culturale. Non c’è dubbio che la motivazione ecologica sia una delle più trasversali agli odierni valori della società italiana. Il lupo rappresenta un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la conservazione di questa specie comporta un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad essa interrelate. La conservazione di popolazioni vitali di lupo costituisce infatti un importante contributo alla biodiversità anche per l’effetto ombrello su altre specie e sull’habitat.

L’Italia ospita un patrimonio di lupi ragguardevole, circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. La conservazione di questa specie rappresenta quindi una parte importante dello sforzo che deve essere messo in atto per mantenere la biodiversità ed assicurare la funzionalità degli ecosistemi presenti nel nostro paese.

Con questo spirito nasce questo Patto, il cui scopo principale è di guidare la conservazione e gestione del lupo attraverso il coordinamento delle azioni da intraprendere a diversi livelli istituzionali, per assicurare la persistenza del lupo e minimizzare i conflitti con le attività antropiche. E’ importante sottolineare che nessuna azione può risultare efficace se non inserita in un programma organico di interventi mirato a raccogliere le informazioni necessarie per migliorare nel tempo la comprensione dell’ecologia del lupo, a promuovere il coinvolgimento di tutte le componenti sociali nella conservazione di questo predatore, ad attenuare le minacce più gravi presenti al momento, e a rendere coerenti ed organiche le politiche di intervento a livello locale.

Questi gli obiettivi specifici:

-costituire il documento di riferimento per la conservazione e gestione della specie in tutto il suo areale e per tutte le sue implicazione economiche e sociali.

-fornire un quadro delle norme e delle azioni intraprese per la conservazione e gestione della specie

-fornire un quadro completo delle azioni critiche per la gestione del lupo in Italia

-fornire le linee guida per il ruolo dell’Italia nel coordinamento con i paesi dell’intero arco alpino.

Il Piano è organizzato in tre parti:

-nella prima si riferisce dello stato della popolazione del lupo in Italia, suddivisa nelle sue due componenti principali (alpina e appenninica)

-nella seconda si espongono gli obiettivi della conservazione del lupo e la struttura di governo delle azioni necessarie a raggiungimento di quegli obiettivi

-nella terza sono esposte in maniera sistematica tutte le azioni necessarie al  raggiungimento e al mantenimento degli obiettivi

Affinchè questo Piano risulti efficace saranno necessarie la condivisione e la partecipazione di tutte le amministrazioni competenti, che provvederanno a mettere in atto le disposizioni vigenti. Il termine di riferimento per l’applicazione del Piano e per la verifica del conseguimento degli obiettivi è di 5 anni.

E’ importante ricordare che questo piano d’azione non esaurisce il percorso da intraprendere, ma intanto identifica i principi generali e i passi necessari all’attuazione di una politica efficace della conservazione e gestione del lupo, assicurando un percorso decisionale aperto. L’approccio del Piano tende infatti ad assicurare un’adeguata flessibilità degli indirizzi e delle azioni. Questo perché nessuna strategia di conservazione va intesa come immodificabile, ma deve essere invece periodicamente riconsiderata per permettere correzioni ed aggiornamenti che tengano conto dell’aumento delle conoscenze sulla specie e del mutamento delle condizioni ambientali, sociali ed economiche.