Ecobonus: Funzionano, ma ora vanno stabilizzati. Che il Governo mantenga gli impegni presi.

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Sono sta diffusi da poco i dati relativi a uno studio sull’impatto delle detrazioni fiscali per il recupero, la ristrutturazione e la riqualificazione energetica del patrimonio  edilizio. Lo studio, condotto in collaborazione con il CRESME, (Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio), ha lo scopo di evidenziare  come gli incentivi abbiano avuto, dal 1998 ad oggi, un’influenza positiva sul recupero dei vecchi fabbricati piuttosto che sulle costruzioni ex-novo.

La storia degli incentivi nasce con l’articolo 1, commi 5 e 6 della legge del 27 dicembre 1997 numero 449 che aveva previsto per le spese sostenute dal 1 gennaio 1998 e in quello successivo delle detrazioni pari al 41% per poi abbassarsi al 36 negli anni 2000/2001. Nel 2012/13 la percentuale sale al 50% e si espande anche all’acquisto dei grandi elettrodomestici di classe non inferiori ad A+ e alla mobilia. 

Proprio in quegli anni vengono finalmente introdotti gli incentivi al 65% per l’adozione di misure antisismiche su fabbricati in zona di pericolosità sismica elevata ,(zone 1 e 2), e solo per prime case o attività produttive. Da allora gli incentivi sono rimasti stabili, così come il tetto massimo di spesa fissato a 96.000 euro per gli immobili e 10000 per i mobili e gli elettrodomestici, anche se con alcune variazioni sui beneficiari e con alcune precisazioni dell’agenzia delle entrate. 

Dal 98 ad oggi grazie a questi incentivi sono stati quindi 14,2 milioni gli interventi sui vecchi fabbricati e ben il 55% di famiglie ne hanno usufruito per un totale di 237 miliardi di euro, di cui 205 hanno interessato  il recupero edilizio e 32 miliardi riqualificazione energetica. 

Ad esempio nel 2015 gli investimenti sono stati pari a 25.147 milioni di euro riconducibili a 3.060 milioni per la riqualificazione e 22.078 milioni di euro per il recupero edilizio. Sebbene questi dati abbiano registrato una lieve flessione rispetto al 2014, nel 2016 le proiezioni dei dati basati sui primi sette mesi dell’anno fanno già registrare un nuovo incremento di investimenti pari a 29.241 milioni di euro. Nel caso in cui il trend venisse confermato il 2016 sarebbe l’anno con il maggior numero di investimenti di sempre. 

Nella tabella sottostante un riepilogo degli investimenti dei vari anni. 

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Come dicevamo i dati del CRESME evidenziano come gli incentivi abbiano favorito il recupero delle vecchie abitazioni piuttosto che la costruzione ex novo diminuendo quindi il consumo di suolo, tema a noi molto caro, nella nostra penisola.  

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Nella tabella 2.1 si evidenzia come il mercato del rinnovo piuttosto che quello della nuova costruzione abbia numeri di gran lunga maggiori. Nel 2015 sono stati stimati 117,9 miliardi di euro composti da 35,9 miliardi in manutenzione ordinaria e 82 miliardi in m anutenzione straordinaria, dei quali 47,9 miliardi riguardano interventi sulle residenze. È stato proprio nel periodo di crisi compreso dal 2006 e 2015 che gli interventi di manutenzione straordinaria sono cresciuti del 25,3% arrivando circa 48 miliardi di euro. La nuova edilizia invece è diminuita del 63,8% passando da 40 miliardi di investimenti a 14,5.

Nel grafico sottostante è evidente come la curva degli investimenti delle nuove costruzioni sia in fortissima discesa dal 2006 allo scorso anno.

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Questa significativa crescita dell’attività di recupero del patrimonio esistente sono state documentate anche dall’Enea, (rapporto annuale sull’efficienza energetica), che riporta la trasmissione di più di 2,5 milioni di richieste di detrazione fiscale per la riqualificazione energetica delle strutture. 

Sempre grazie all’Enea abbiamo anche dei dati relativi alla riqualificazione energetica che hanno consentito un risparmio di circa 1,02 Mtep in termini di energia. Grazie agli incentivi sono arrivate richieste di detrazioni per lavori di riqualificazione globale, coibentazioni,sostituzione di vecchie scaldabagni elettrici e efficientamento dell’impianto di riscaldamento. Un esempio calzante è costituito dagli impianti di riscaldamento che passano da una richiesta di 27.560 del 2007 a una richiesta di 63.022 nel 2014, lo stesso vale per le coibentazioni e le sostituzioni degli infissi che passano da 39.220 del 2007 a ben 214.863 del 2014.

In questa tabella possiamo notare tutte le richieste di trazione pervenute e per tipologia di intervento. È logico che tutti gli interventi volti all’efficientamento energetico degli immobili contribuiscono non solo a una minore spesa sulle bollette ma anche alla minore impatto sull’ambiente. 

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Oltre ai chiari vantaggi sul minor consumo del suolo e al risparmio energetico gli incentivi hanno avuto un impatto favorevole anche sull’occupazione e sugli investimenti. Considerato che i dati concernono periodo di crisi come quello dal 2006 ad oggi dove il settore delle costruzioni ha registrato una perdita di occupati pari a 501 mila unità è interessante scoprire che gli incentivi dal 2011 al 2016 hanno generato un assorbimento di 1.460.223 occupati diretti, in media 365.000 all’anno considerando anche gli occupati indiretti.  

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Un capitolo a parte riguarda l’impatto economico e finanziario degli incentivi fiscali nel periodo di riferimento 1998-2016. 

I tre protagonisti da prendere in considerazione sono stato, famiglie e imprese (occupazione).

Il discorso è molto complesso perché i fattori da prendere in considerazione sono molteplici: ad esempio, per quanto riguarda lo stato, una stima evidenzia che a fronte di minori introiti conseguenti la defiscalizzazione stimati in 108,7 miliardi di euro e un gettito fiscale contributivo in base alla legge vigente, pari a 89,8 miliardi di euro si ottiene un saldo totale negativo di 18,9 miliardi pari a poco meno di 1 miliardo di euro medio annuo dal 98 al 2016.

Considerando però che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e distribuisce la maturazione dell’incentivo nell’ago di 10 anni questi elementi di natura finanziaria basati sull’attuazione dei valori precedentemente esposti modificherebbe il saldo generando una sommatoria positiva Dei flussi in cassa e conseguentemente una plusvalenza di 0,3 miliardi di euro. Introducendo inoltre i minori introiti legate agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica e dall’altro considerando la quota di gettito per lo Stato derivante dei consumi e degli investimenti mobilitati dei redditi aggiuntivi dei nuovi occupati porta determinare un saldo positivo per lo stato di quasi 9 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le famiglie, in questo caso gli investitori, il saldo è negativo e pari a circa a 178,4 miliardi di euro. Il dato si ottiene considerando l’investimento effettuato (negativo), le indicazioni detrazioni fiscali (positive), e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo).

Anche le imprese e il fattore lavoro hanno un saldo positivo di 187,8 miliardi di euro considerando il fatturato (positivo) all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e degli attributi agli incentivi fiscali (negativo).

Quello che la ricerca non può quantificare in maniera certa e la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di Co2 nell’aria, la valorizzazione del patrimonio immobiliare le prestazioni funzionali e la prevenzione dei rischi sismici.

Qui sotto una tabella con i saldi positivi e negativi dei tre protagonisti principali.  

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Per concludere, come i dati dimostrano il sistema di detrazione fiscale funziona, sia in termini economici che ambientali e di consumo suolo. Se prima del 2006 le nuove costruzioni erano considerate la soluzione più economica e pratica adesso si tende a ristrutturare e recuperare vecchi immobili già abitati o da portare a nuovo prima di esserlo.

A questo punto bisogna stabilizzare gli incentivi per rendere questa tendenza stabile e lavorare nella direzione di efficentamento energetico, recupero, miglioramento degli impianti e sopratutto nelle zone a rischio effettuare lavori per rendere le case realmente antisismiche.
A questo proposito grazie a questa nostra mozione passata la scorsa settimana in parlamento siamo riusciti a fare approvare, fra gli altri, questi tre impegni: 
– a valutare la possibilità di introdurre agevolazioni fiscali, anche al 100 per cento in 10 anni, per le spese sostenute per la verifica periodica da effettuarsi obbligatoriamente ogni 10 anni, della «valutazione di sicurezza» di tutti gli edifici pubblici e privati a partire dalle aree classificate a rischio 1, 2 e 3 e conseguentemente ad assumere iniziative per costituire entro il 31 dicembre 2016 un «fondo di rotazione per la verifica di sicurezza» a cui possono accedere le amministrazioni o i cittadini che dimostrino di non potere provvedere entro il 31 dicembre 2016 alla redazione di tale verifica e prevedere l’apposizione su ogni edificio di un cartello recante l’esito della verifica; 
– ad assumere iniziative per prevedere la stabilizzazione dell’«ecobonus» anche per gli interventi di adeguamento sismico degli edifici in misura non inferiore al 75 per cento
a garantire, nelle more della revisione della normativa di cui ai punti precedenti, l’immediata emanazione delle circolari e dei decreti attuativi, senza i quali non è possibile attualmente avvalersi delle agevolazioni; 
– ad assumere iniziative per prevedere altre forme di indennizzo del « bonus» fiscale sopra citato per coloro che non hanno capienza fiscale; 

Speriamo che il governo mantenga l’impegno preso. 

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