
Lo scorso 2 dicembre la la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per l’omessa esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250) relativa al mancato rispetto delle Direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE in materia di gestione rifiuti e discariche. Già nel 2007 l’Italia era stata riconosciuta colpevole dalla Corte per centinaia di discariche illegali e omessi controlli nella gestione dei rifiuti. Nonostante sul nostro paese penda la spada di Damocle di una salatissima multa da 60 milioni di euro, delle 196 discariche che l’Europa ha giudicato abusive o comunque non a norma (in origine erano 422 quelle poste sotto la lente d’ingrandimento degli organi comunitari), si sta facendo poco o nulla per sanare a questa che non solo la corte di Giustizia Ue, ma anche noi, riteniamo un’anomalia inaccettabile. Tra i siti da bonificare figura anche la tanto discussa Sgl Carbon di Ascoli Piceno per via di quella montagna piena di rifiuti tossici da anni al centro di polemiche e inchieste, e soprattutto di rimpalli tra lo Stato centrale e i vari enti locali su chi debba procedere ai lavori per la messa a norma del sito.
A tal proposito, ho inviato una lettera aperta al governatore delle Marche Gian Mario Spacca, all’assessore regionale all’Ambiente (che ha la delega alla gestione dei rifiuti) Maura Malaspina e, in copia, al ministro per l’Ambiente e la tutela del terriotorio Gianluca Galletti, per chiedere loro quali siano le rispettive intenzioni in merito al sito marchigiano, dove sono presenti migliaia di metri cubi di eternit e di altri materiali estremamente dannosi, e che giace da anni lì, abbandonato a se stesso, quando invece bisognerebbe, almeno per una volta, far presto. Invece no: mettere la polvere sotto il tappetto rimane più comodo che mettersi intorno a un tavolo e cercare di decidere. Sotto il testo della lettera inviata agli interessati.