
Il Corpo Forestale dello Stato nelle Marche ha accertato 281 illeciti penali e 1.800 illeciti amministrativi per un valore di 3.200.000 euro, a fronte di oltre 35.000 controlli nell’arco dell’anno solare 2014. Numeri importanti, che certificano l’essenzialità di un servizio cruciale nella nostra regione, se si considerano anche le 2500 chiamate all’1515, il numero gratuito di pronto intervento. Nell’ambito della difesa degli ecosistemi fluviali e della polizia idraulica sono stati effettuati ben 1038 controlli, e a dicembre è stata portata a termine l’operazione “Teti”, un lungo lavoro di monitoraggio triennale mediante termo camere installate su elicotteri che hanno consentito di individuare e sanzionare diverse situazioni di illegalità e di criticità idrogeologica. In tema di discariche, gestione e smaltimento rifiuti sono stati effettuati oltre 2.200 controlli, accertando 71 illeciti penali, 67 persone denunciate e 23 sequestri operati, 104 illeciti amministrativi per un valore di circa 110.000 euro. Condotta anche una specifica operazione finalizzata a verificare il corretto smaltimento dei fanghi provenienti da depurazione. Tutte operazioni che potrebbero presto venir meno, qualora il governo Renzi dovesse procedere con l’accorpamento di questa speciale forza nella Polizia di Stato, senza più garanzie di autonomia della attività e di impiego di mezzi nel territorio a tutela dell’ambiente. Il Corpo forestale dello Stato nelle Marche non si occupa soltanto del monitoraggio del settore dei rifiuti e dei nostri fiumi, ma svolge un’intensa attività di contrasto degli illeciti legati al bracconaggio e al benessere animale. Lavoro che si lega alla fitta rete di controlli in tema di agro pirateria alimentare, con oltre 100 realtà agrituristiche poste sotto la lente di ingrandimento.
Una volta passati in forza alla Polizia di Stato, gli agenti che operano nella nostra regione potranno continuare a svolgere questo prezioso lavoro sul territorio? Oppure verranno impiegati nelle attività consuete della Polizia di Stato? Il CFS, ora controllato dal Ministero dell’Agricoltura, passerà dunque sotto l’ala del ministero dell’Interno: come cambieranno gli equilibri? I comandi regionali come verranno gestiti?
Tutti interrogativi che destano più di una preoccupazione, specialmente in regioni come le Marche dove l’elevato numero di corsi d’acqua, di aree protette, di zone a rischio idrogeologico rende indispensabile il lavoro svolto sin qui dal Corpo Forestale dello Stato. Per un risparmio di qualche decina di milioni di euro, il governo Renzi vuole porre fine a una lunga storia nata addirittura nel diciannovesimo secolo, senza dare il minimo ragguaglio sulle intenzioni future e sulle strategie in tema di controllo e tutela ambientale. Il “no” a questo assurdo accorpamento, alla luce dei numeri registrati nella regione Marche, rimane dunque fermo e deciso, e in Parlamento daremo battaglia per non far scrivere la parola fine a questo percorso pluridecennale.