Legge per i “Piccoli Borghi”: numeri e novità di un testo rivoluzionario

piccoli borghi

I piccoli borghi sono una caratteristica tipica nella Regione Marche per via della sua morfologia e delle sue tradizioni. Infatti il 72% dei comuni sono sotto la soglia dei 5000 abitanti, molti dei quali in zone montane e disagiate. Ad essi vanno aggiunte poi circa mille piccole frazioni (qui sopra vedete Precicchie, mirabile castello e incantato borgo nel comune della mia Fabriano), rientranti in comuni di dimensioni più grandi. Se i comuni “mignon” occupano il 54% dell’intero territorio marchigiano, solo il 21% della popolazione vi risiede: in parole povere, oltre metà del territorio regionale rientra sotto piccole amministrazioni, ma solo due decimi della cittadinanza le popola.

La Legge sui Piccoli borghi che siamo riusciti ad approvare alla Camera dopo tre anni e mezzo di duro lavoro rappresenta una vera rivoluzione per le aree più marginali del paese, nelle quali vi sono inclusi i tanti piccoli centri marchigiani. Il tremendo terremoto dello scorso 24 agosto ha dato purtroppo una triste ribalta a queste realtà, le quali hanno bisogno ora di rientrare nell’alveo della vita pubblica italiana dopo essere state per anni messe mestamente in disparte.

Le misure incluse nel provvedimento sono tantissime. Diffusione della banda larga e misure di sostegno per l’artigianato digitale; semplificazione per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento anche per la loro conversione in alberghi diffusi; interventi di manutenzione del territorio con priorità per la tutela dell’ambiente e la prevenzione del rischio idrogeologico; messa in sicurezza di strade e scuole e interventi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico; acquisizione e riqualificazione di terreni e edifici in abbandono; possibilità di acquisire case cantoniere da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo; realizzazione di itinerari turistico-culturali ed enogastronomici e di mobilità dolce; possibilità di acquisire di binari dismessi e non recuperabili all’esercizio ferroviario, da utilizzare come piste ciclabili.

Per tutte queste novità, il testo prevede uno stanziamento di 100 milioni di euro per i sei anni tra il 2017 e il 2023. Tra gli altri tratti salienti della Legge, si prevede una dotazione dei servizi più razionale ed efficiente, possibilità per i centri in cui non ci sono uffici postali di pagare bollette e conti correnti presso gli esercizi commerciali; facoltà di istituire, anche in forma associata, centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi, in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e sicurezza, nonché per attività di volontariato e culturali; interventi in favore dei cittadini residenti e delle attività produttive insediate nei piccoli comuni; promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta e del loro utilizzo anche nella ristorazione collettiva pubblica.

Unire in un unico abbraccio tradizioni e antichi saperi è possibile: questa rivoluzionaria legge, di cui vado orgogliosa avendoci lavorati per conto del M5S per un triennio abbondante, va proprio in questa direzione. Disperdere un tesoro di queste proporzioni sarebbe un peccato mortale.

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