La sismicità indotta, trivelle e intrighi, quando la scienza internazionale richiama alla prevenzione.

I terremoti possono essere indotti dalle attività umane. La scienza lo ha dimostrato fin dal 1968 quando uscì sulla prestigiosa, a livello mondiale, rivista”Science” un articolo in cui si dimostrava che l’iniezione nel sottosuolo di rifiuti liquidi per lo smaltimento poteva causare sismicità indotta. Possono essere attivate faglie dormienti da decine di milioni di anni oppure faglie che sono sulla soglia di dare terremoti naturali.

Da allora, anche grazie a diverse altre ricerche pubblicate ai massimi livelli, all’inizio tra gli specialisti e ora in maniera più diffusa tra tutti i tecnici, il problema è scientificamente acquisito con prove non solo su quel tipo di attività ma anche su estrazioni petrolifere condotte sia tradizionalmente sia con metodi ancora più aggressivi come il fracking, stoccaggi di gas nel sottosuolo e iniezione di fluidi derivanti dalle estrazioni.

Ormai un’intera sezione del sito dei geologi del Governo americano, l’USGS, è dedicato alla sismicità indotta e consiglio caldamente di dare un’occhiata (https://earthquake.usgs.gov/research/induced/). 

Il tema è diventato sempre più rilevante dopo diversi terremoti connessi all’estrazione di idrocarburi e iniezione di fluidi con l’aumento del numero di pozzi in cui si usa il fracking. Nel mid-west, un’area naturalmente asismica si è registrata una vera e propria esplosione del numero di terremoti, fino al M 5,6 di Oklahoma City, quasi tutti classificati dagli scienziati come indotti. 

Andamento dei terremoti nel mid-west statunitense. In rosso quelli “indotti”.


Per quanto riguarda le estrazioni convenzionali, cioè quelle che avvengono anche in Italia, il caso più noto è quello del campo di estrazione di gas in Olanda a Groningen, un’area non a rischio di terremoti naturali, dove il numero di sismi indotti è letteralmente esploso portando a danni e richieste di interventi sugli edifici per l’adeguamento sismico per miliardi di euro.

Andamento dei terremoti in Olanda


Avete presente le aree di rischio sismico in cui è divisa l’Italia? È predisposta sulla base della sismicità naturale. 

Ebbene, l’USGS ha recentemente deciso di imporre una pianificazione del rischio in cui si tiene conto anche dei rischi di sismicità indotta.

In un paese sismicamente a forte rischio come l’Italia ci si sarebbe aspettati un’attenzione spasmodica su questo tema. Invece per anni gli attivisti che ne parlavano, e anche il M5S, sono stati additati come anti-scienza, paradossalmente proprio da chi dovrebbe ottenere e divulgare i risultati scientifici. Diciamo che gli interessi in gioco sono tanti ed era meglio tenere il problema irresponsabilmente nel cassetto.

Dopo la terribile sequenza sismica del terremoto dell’Emilia del 2012, con decine di morti e distruzione diffusa, in un’area interessata da diverse concessioni per l’estrazione e stoccaggio di idrocarburi, queste preoccupazioni sono tornate alla luce e il Ministero dello Sviluppo Economico nominò, assieme alla Regione Emilia Romagna, la Commissione internazionale di esperti ICHESE, per indagare sulle possibili cause antropiche dei sismi.

La Commissione, presieduta da uno dei massimi esperti mondiali, il professore inglese Peter Styles, e formata da eminenti geologi, lavorò alacremente ma la relazione finale non usciva. Perché? Ci volle uno scoop del giornalista Edwin Cartlidge, corrispondente di Science dall’Italia, in cui si parlava di pressioni da parte di grandi interessi per non pubblicare il rapporto (qui l’articolo che Il Fatto dedicò alla vicenda: https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/18/sisma-e-trivelle-il-giornalista-di-science-pressioni-per-non-pubblicare-il-rapporto/955605/). 

La Regione Emilia Romagna, in piena bagarre, dovette pubblicare la relazione in inglese e in italiano (https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/geologia/temi/geologia/commissione-ichese/commissione-ichese).

Frontespizio del rapporto ICHESE


Cosa aveva di tanto scottante la relazione? Intanto chiariva in un lungo capitolo che la sismicità indotta è un problema reale di cui tenere conto, con casi in tutto il mondo (con una forte sottostima perché prima di essere classificato come indotto servono studi specifici su ogni singola scossa, cosa che avviene raramente). 

Mappa dal Rapporto ICHESE con le localizzazioni dei terremoti indotti finora accertati

In Italia ISPRA ha individuato alcuni terremoti indotti (http://www.isprambiente.gov.it/files/notizie-ispra/notizia-2014/rapporto-sismicita-indotta-innescata-in-italia/Rapporto_sismicita_indotta_innescata_in_italia.pdf)

Il dato più preoccupante fu però nelle conclusioni: non si escludeva un legame tra alcune scosse dell’Emilia e le attività connesse agli idrocarburi. 

Sono talmente rilevanti alcuni frasi delle conclusioni che le riporto integralmente: 

1)”Comunque, esiste una correlazione statistica tra l’aumento della
sismicità prima del 20 maggio 2012 e l’aumento dei parametri di produzione da
aprile/maggio 2011. Quindi non può essere escluso che le azioni combinate di estrazione ed
iniezione di fluidi in una regione tettonicamente attiva possano aver contribuito, aggiungendo
un piccolissimo carico, alla attivazione di un sistema di faglie che aveva già accumulato un
sensibile carico tettonico e che stava per raggiungere le condizioni necessarie a produrre un
terremoto.

2)”L’attuale stato delle
conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono
di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento di
idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a “innescare” l’attività
sismica del 2012 in Emilia.

Tra l’altro di questa seconda frase, la più importante delle oltre 200 pagine del documento, voglio riportare il testo originale in inglese: “While it cannot constitute proof, the
current state of knowledge and all the processed and interpreted information does not allow
the ruling out of the possibility that the actions involved in hydrocarbon exploitation in the
Mirandola field may have contributed to ‘trigger’ the Emilia seismic activity.” Questa traduzione trasferendo la prima considerazione nel mezzo della frase e ponendola vicino al non poter escludere, mi pare andare leggermente oltre quanto scritto in inglese, e forse “lima” la parte sul fatto che non si può considerare una prova, dando quasi un’impressione che gli elementi fossero molto deboli, rimanendo nell’indeterminatezza, e non invece costituire almeno un indizio verso una delle due possibilità, non aver causato o aver causato. 

Comunque, al di là delle traduzioni più o meno corrette, apriti cielo! Gli enti, invece di approfondire in maniera autonoma, accettarono di formare un’altra commissione, sostenuta dai petrolieri, che escluse qualsiasi collegamento. Un fatto ridicolo a pensarci, visto che davanti ai morti non si può agire chiedendo all’oste se ha messo etanolo nel vino!

Grazie a questa operazione però la polemica fu sopita ma ora la questione torna prepotentemente alla ribalta grazie ad un’intervista del giornale di divulgazione scientifico SAPERE che ha intervistato proprio il presidente della Commissione ICHESE, il professor Styles, che ha rilasciato dichiarazioni gravissime su cui auspico che la Magistratura faccia luce immediatamente (link per acquistarlo).

La prima pagina dell’articolo di SAPERE


Il luminare denuncia fatti gravi. Nell’intervista tra giornalista e geologo si parla di forti pressioni e dati nascosti alla Commissione, in special modo alcuni relativi all’esperimento di reiniezione di gas in sovra-pressione (cioè un’iniezione a pressione maggiore di quella originaria del giacimento) presso lo stoccaggio di Minerbio, prossimo all’area del sisma. Sulla formazione di una Commissione parallela si scopre che fu avviata addirittura prima della consegna della relazione di quella ufficiale, guarda caso quando iniziava a circolare in certi ambienti, non si sa come, la notizia delle conclusioni non rassicuranti che non escludevano una connessione tra tragedia e attività dei petrolieri.

Finora il nostro paese ha funzionato così, con le convenzioni tra INGV e ENI, che è diretto interessato facendo miliardi con le estrazioni, per studiare la sismicità indotta dalla rieniezione nel pozzo Costa Molina in Basilicata, vicinissimo ad una faglia attiva. Accade che il comunicato stampa in italiano diffuso dopo la pubblicazione di una ricerca su questa questione (http://comunicazione.ingv.it/index.php/comunicati-e-note-stampa/1428%20STUDIO-DI-DETTAGLIO-SULLA-SISMICITA-INDOTTA), non riporti uno dei passaggi più inquietanti dello studio stesso.

Nella descrizione geologica dell’area i ricercatori ricordano che il grande giacimento di petrolio della Val d’Agri è situato in una delle aree a maggior rischio sismico naturale in Italia (“The Val d’Agri (VDA) hosts a giant oilfield, the largest on land in Europe, and additionally it is one of
the areas of highest seismic hazard in Italy.“). 

Questo per l’esistenza di grandi faglie estensionali normali responsabili del terremoto da M 7 di Montemurro del 1857,  uno dei più grandi terremoti della storia recente in Italia con 19.000 morti (“The VDA (Val d’Agri, ndr) extensional basin is shaped by two active and opposite dipping, high-angle
range-bounding fault systems: the Eastern Agri (EAFS) and the Monti della Maddalena (MMFS) (Fig. 1A). 
Both the EAFS and MMFS consist of arrays of separated normal fault segments, a typical feature of a set of imma
ture fault systems. Large normal-faulting earthquakes occurred along the axial sector of the southern Apennines 20
and struck the VDA area, the last of which is the 1857 M7 event. Although the causative fault is still debated,
recent studies associated the 1857 earthquake with one of the MMFS segments.

I risultati indicano l’attivazione di una microsismicità nell’area della reiniezione, lungo un tratto di faglia di 2,5 km di faglie pre-esistenti.

La parte più preoccupante però è la seguente dove si può leggere “Although we do not find a direct relationship between induced seismicity and the Quaternary extensional
faults bounding the basin, our results stimulate the discussion on whether critically stressed faults could be mobilized during long-term wastewater injection.

Cioè, pur non avendo trovato un collegamento diretto tra la sismicità rilevata e le faglie estensionali più pericolose, i risultati dovrebbero stimolare la discussione se faglie già in stress critico potrebbero essere attivate durante iniezioni di fluidi di lungo periodo.

Cioè, non potendolo escludere, bisogna discutere. Ovvio che non è responsabilità degli scienziati scrivere cosa bisogna fare, ma intanto bisogna riportare ai decisori i fatti rilevanti degli studi. Questi ultimi dovrebbero applicare non solo il principio di precauzione ma, visto che la sismicità indotta è provata, quello di prevenzione!

Tra l’altro il Prof.Enzo Boschi, oggi scomparso, dedicò due commenti durissimi sulla questione della reiniezione e degli studi in corso in Basilicata (https://ilfoglietto.it/il-foglietto/4755-petrolio-e-terremoti-bugie-che-sfiorano-la-verita.html e https://ilfoglietto.it/il-foglietto/5363-in-val-d-agri-c-e-una-faglia-pericolosissima.html).

Relazioni per lungo tempo negate anche all’accesso agli atti delle associazioni.

Accade che sempre l’INGV un anno fa abbia sottoscritto una convenzione addirittura direttamente con Assomineraria, l’associazione dei petrolieri, sulle attività in mare!

Accade che il Ministero dello Sviluppo Economico tirasse fuori in fretta e furia delle linee guida per la gestione (non per l’esclusione, si badi bene) del rischio sismico connesso con le attività dei petrolieri. Un atto estremamente superficiale e che non mette al riparo dai rischi.

Questo è accaduto con il compiacimento dei Governi precedenti. Più le ricerche scientifiche internazionali ponevano il tema più chi si è succeduto al MISE reagiva cercando di mettere la polvere sotto al tappeto.

Per anni la Commissione VIA nazionale, da noi fortemente contestata, ha inserito prescrizioni ridicole sugli stoccaggi e la sismicità indotta. Ancora nel 2017 i ministri Galletti e Franceschini firmavano un decreto sullo stoccaggio in sovra-pressione in Abruzzo in cui si sosteneva che in caso di terremoti indotti oltre M 3 il gestore dell’impianto doveva operare per far scendere la sismicità sotto M2,2. Praticamente hanno inventato la “manopola dei terremoti”. E poi, sopra M 3 di quanto? Fateci caso, non hanno potuto escludere magnitudo ben maggiori. Quindi, se viene causato un M 4,5, dove notoriamente ci possono essere sono morti anche solo per panico, il morto rimane morto e si spera che la manopola funzioni? Come si può mettere una prescrizione così ridicola?

Estratto del Decreto di VIA positiva per la sovra-pressione in Abruzzo (stoccaggio fiume Treste)


La stessa prescrizione che compare nel decreto di VIA favorevole che il Ministero dell’Ambiente rilasciò nel 2014 per lo stoccaggio gas a San Benedetto del Tronto nelle Marche, da realizzare addirittura sotto una città di decine di migliaia di abitanti e altrettanti turisti in estate. 

Tra l’altro evidentemente al MISE e al Ministero dell’Ambiente fino al nostro arrivo non vedevano neanche le relazioni degli studiosi che avevano invitato in un convegno svoltosi proprio lì il 12 giugno 2015. Consiglio caldamente di guardare il video della presentazione, in italiano da parte di un professore del CNR spagnolo, su quanto accaduto allo stoccaggio Castor in Spagna, progetto da 1,5 miliardi di euro (https://youtu.be/-tUApwW_V3k). Ebbene, in sintesi, partì l’iniezione e subito iniziò una sequenza sismica. Dopo venti giorni, tra le proteste della popolazione,  il Governo fermò temporaneamente le attività. Dopo una settimana le scosse più forti fino a M 4,3.

Una slide della presentazione CNR. Mappa a sinistra: epicentri dei terremoti nei 22 anni prima di Castor; a destra gli epicentri nel periodo di funzionamento di Castor.

Successivamente il Governo Spagnolo diede un incarico al prestigioso MIT- Massachusetts Institute for Technology. Nel 2017 le conclusioni: il progetto può portare ad innescare terremoti fino a M 6,8. Il rapporto è qui: https://www.mincotur.gob.es/es-es/gabineteprensa/notasprensa/2017/documents/castor_final_report_final_signed.pdf

Il Governo spagnolo decise di chiuderlo definitivamente. Il bello che tutto è stato fatto sotto la luce del sole e il rapporto è stato presentato in conferenza stampa dal Ministro dell’Energia con al fianco i ricercatori. Tutta la stampa spagnola ne ha parlato ampiamente. Che differenza rispetto ai governi PD e ai loro atti!

Queste opacità, per non dire altro, le stiamo fermando. Da quando c’è Costa al Ministero dell’Ambiente certe cose non possono succedere. Le sottovalutazioni dei rischi le lasciamo agli altri. Pochi mesi fa, guarda caso, la Commissione VIA nazionale per la prima volta ha dato parere negativo ad un progetto di estrazione di gas in Abruzzo, a Bomba, anche richiamando il rischio di sismicità indotta, sollevato con ampia documentazione scientifica nelle osservazioni degli attivisti.

Favori ai petrolieri non ne facciamo, figurarsi se si tratta di questioni attinenti il rischio sismico su cui dobbiamo operare per far fronte alla sismicità naturale senza poter aggiungere un qualsiasi altro fattore di aggravio del rischio. 

Abbiamo approvato per questo la moratoria di due anni per nuovi permessi di ricerca al fine di predisporre il Piano delle Aree, pianificando queste attività sul territorio. Ovviamente uno dei punti cardine dell’analisi territoriale sarà quello relativo al rischio sismico. Il Piano dovrà definire anche quali concessioni già esistenti potranno essere prorogate e quelle che dovranno essere abbandonate alla prima scadenza utile.

Il nostro paese è fragile e vulnerabile. Stiamo operando per mitigare il rischio. In realtà con i cambiamenti climatici questa questione assume una rilevanza anche più ampia, visto che dobbiamo lasciare le fonti fossili quanto prima come richiesto dagli scienziati.