La regione Abruzzo contro la fauna consentendo l’addestramento dei cani nei Parchi Regionali. NON CI STIAMO!

In Abruzzo in queste ore si sta verificando un vero e proprio attentato alla fauna del Parco Nazionale e un affronto a ben due convenzioni internazionali, due direttive comunitarie e due leggi nazionali, non che due sentenze della corte costituzionale! Un record!
Lo metto in premessa così che non ci siano dubbi di alcun genere: I RAPPRESENTATI DEL MOVIMENTO 5 STELLE PORTAVOCE ALLA REGIONE ABRUZZO HANNO TUTTI VOTATO CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO ABOMINEVOLE.

La regione Abruzzo ha varato una legge che consentirà l’attività di addestramento dei cani , anche da caccia, nelle riserve e nei parchi naturali regionali mettendo così a rischio praticamente qualunque specie protetta che li abita: Dal Lupo che verrà disturbato nel periodo dell’accoppiamento, all’Orso che verrà disturbato durante il letargo, ai moltissimi uccelli tutelati dalle normative comunitarie che nidificano a terra, e tutte altre le specie animali, come ad esempio il Camoscio, presenti all’interno dei parchi per i quali il cane è, a tutti gli effetti, un predatore. 

  • Questo provvedimento non solo denota una certa carenza di conoscenze su etologia e ecologia, che possono anche essere ignorate da chi non si occupa di natura, ma visto che stiamo parlando di legislatori è quanto meno fondamentale che conoscano le leggi esistenti e vigenti, come ad esempio:
  • Legge 11 febbraio 1991 n.157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e con la legge 6 dicembre 1991 n.394 “Legge quadro sulle aree protette“.

Di cui appaiono evidenti le violazioni dei seguenti articoli delle norme sopra citate:

-art. 10, comma 8, lettera e), della legge 11 febbraio 1992, n. 157;

-art.21, comma 1 lettera b)  della legge 11 febbraio 1992, n. 157;

-art.6 comma 4 della Legge 394/1991 con specifico riferimento al divieto di cui all’Art.11 comma 3 lettera a);

-art.5 lettera d) della Direttiva 147/2009/CE;

-art.2 comma 2 della Direttiva 43/1992/CE;

-art.6 commi 1,2,3 e 4 della Direttiva 43/1992/CEE (i commi 3 e 4 anche per l’obbligo, previsto dalla legge, di inserimento da parte degli enti gestori nei piani delle aree protette di periodi minimi in cui l’attività cinofila è comunque consentita, in ciò determinando la violazione dei suddetti commi relativi alla valutazione di incidenza ambientale per piani e programmi qualora l’attività cinofila sia considerata dannosa per le specie protette a livello comunitario presenti nelle aree);

-art.3 comma 1 della  Direttiva 43/1992/CEE;

-art.7 della Direttiva 43/1992/CEE;

-art.12 comm1 lettere b) e d) della Direttiva 43/1992/CEE. 

 

  • La sentenza della corte costituzionale n.350 del 1991 che con un pronunciamento più recente, il n.193/2013, ha già affrontato la materia, almeno per alcuni degli aspetti sopra sollevati.

 

Infatti nella sentenza n.193/2013 ha stabilito che “A tal fine assume rilievo la natura dell’attività in questione, e al riguardo costituisce un punto fermo l’affermazione di questa Corte, secondo cui: «nessun dubbio può sussistere [ … ] in ordine al fatto che l’“addestramento dei cani”, in quanto attività strumentale all’esercizio venatorio, debba ricondursi alla materia della “caccia”» (sentenza n. 350 del 1991).
Con questa specifica sentenza la Corte Costituzionale ha bocciato una norma della Regione Lombardia addirittura meno invasiva di quella abruzzese visto che si limitava a consentire l’attività cinofila in tutto il territorio regionale tranne che nelle aree protette. 

Come se non bastasse le norma contrasta anche con l’accordo PATOM per la tutela della popolazione appennica di Orso bruno (Ursus arctos). A tal proposito ricordiamo che la Commissione Europea ha finanziato nelle aree protette in questione numerosi progetti di conservazione della specie attraverso vari progetti LIFE il cui costo complessivo ha superato i 10 milioni di euro.

Appaiono, infine, violati anche diversi principi della Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratrici e della Convenzione di Berna sulla protezione delle specie, entrambe ratificate da tempo dall’Italia e dall’Unione Europea.

Per mettere subito uno stop IMMEDIATO a questa legge per la quale possiamo ringraziare i consiglieri e sopratutto l’assessore, (che fra le altre funzioni dovrebbe tutelare Parchi, Riserve e Montagna), Di Matteo. 

Ovviamente io mi sto muovendo insieme alle associazioni ambientaliste del settore affinché venga approvata quando prima una norma volta ad abrogare il provvedimento, e che, sopratutto, il Consiglio la approvi subito prima che ci sia anche un solo giorno di addestramento cani all’interno dei parchi regionali. 

Lo farò con una interrogazione parlamentare e una diretta al Parlamento Europeo in cui chiedo se il Governo intende esercitare le proprie facoltà di cui all’art.127 della Costituzione, promuovendo la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale in relazione ai profili evidenziati o ritenuti ulteriori della legge regionale de quo.

Chiedo anche se il Ministro dell’Ambiente, sulla base delle norme che assegnano al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il compito di sorveglianza e coordinamento sulla corretta applicazione delle direttive comunitarie in materia di tutela della biodiversità, al fine di scongiurare effetti negativi immediati sull’ambiente, intenda indicare, attraverso un’apposita circolare interpretativa, agli enti gestori delle aree protette interessate di disapplicare la norma in questione in quanto palesemente contrastante con il diritto comunitario, potendo determinare la sua applicazione un danno concreto, reale e potenzialmente irrimediabile al patrimonio faunistico nazionale nonché un danno erariale in caso di apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea. 

Per tenere d’occhio la situazione sto collaborando con Gianluca Vacca, deputato abruzzese, e i due consiglieri regionali M5s. Vi terrò informati! 

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