
Intorno al caso-baracche sul fiume Giano che in questi giorni tiene banco nelle cronache fabrianesi il mistero si infittisce. La Giunta fabrianese, con l’assessore Claudio Alianello, ha già annunciato l’ordinanza di demolizione degli edifici sbucati negli anni come funghi sulle coperture del fiume nell’area circostante all’ex mattatoio. Per alcuni però è prevista la demolizione e la successiva ricostruzione. Come annunciato a più riprese dallo stesso assessore, con i fondi destinati ormai 17 anni fa per la ricostruzione post-sisma (n. 61 del 30 marzo 1998). Il comitato “Alla scoperta del Giano” però ha sollevato più di una perplessità in merito alle intenzioni dell’amministrazione fabrianese: da una parte c’è il testo unico sulle acque pubbliche che vieta espressamente di edificare su tali aree, dall’altra c’è la pronuncia data dicembre 2013 del Demanio Idrico della Provincia di Ancona che ha ribadito l’indispensabilità dello sgombero dei manufatti sorti su area demaniale.
Dubbi che mi sento di condividere.
Ricapitoliamo. Un tratto di fiume è stato ricoperto nel 1958, un altro ancor prima, nel 1926, con calcestruzzo e laterizio. Per gli edifici posti sul primo tratto in questione la sorte è segnata: verranno demoliti. Per quelli sul tratto coperto tra le due guerre invece si prevede la demolizione e la successiva ricostruzione, oltre a una tombinatura nuova di zecca. Tutto questo per tutelare le attività commerciali, ripete l’amministrazione. Le quali senza dubbio devono avere le dovute garanzie, ma all’interno della famigerata variante che ci metta al riparo dai rischi idrogeologici e che consenta la totale riapertura del fiume in quell’area. Variante che allo stato attuale non si sa bene quale fine abbia fatto.
Per chiarire tutti questi equivoci, ho presentato martedì un’interrogazione parlamentare alla Camera chiedendo al governo di monitorare gli interventi previsti nell’area e di accertare che le risorse statali stanziate con il citato decreto-legge n. 6 del 1998 per gli interventi a favore delle zone terremotate di Marche e Umbria non vengano utilizzate per interventi di demolizione e ricostruzione di immobili realizzati abusivamente e privi di qualsivoglia titolo edificatorio.