DE ANGELIS, NUOVO DIRETTORE DE “L’UNITA'”, HA UN RUOLO NEL GOVERNO: PRESENTATA INTERROGAZIONE

unita' de angelisErasmo De Angelis è uomo dalle virtù. Già attivo in Legambiente, in qualità di giornalista è passato per la Rai e per il Manifesto. Dal 2000 al 2010, è stato consigliere regionale in Toscana, autore di molteplici scorribande in tema di Altà Velocità. Il picco massimo della sua carriera politica arriva nel maggio 2013, quando Enrico Letta lo nomina sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti. Poi Letta cade, ma lui, vicinissimo all’attuale premier Matteo Renzi resta in piedi: arriva l’incarico, tutt’altro che secondario, di coordinatore responsabile della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Nulla di strano: De Angelis è un esponente del Partito Democratico e ci sta. Da tre giorni però, il sessantenne di Formia ha un ulteriore “grado” sulla giacca: è il nuovo direttore del “rinato” quotidiano “L’Unità”. Un giornale le cui “magagne” passate sono ben note alle cronache, anche grazie all’ormai tristemente famigerato servizio di Report che ha portato alla luce la storia del trasferimento di un bel pacchetto di debiti da 125 milioni di euro trasferito in toto allo Stato. Non entro nel merito del nuovo corso de “L’Unità”, palesatosi subito come “house organ” renziano tutto “ottimismo” e “caccia ai gufi”. Però la posizione di De Angelis è l’ennesimo caso di dirigente politico in quota Pd che si fa “uno e trino”. Non è il primo, e non sarà nemmeno l’ultimo, ma in un altro paese una situazione simile non sarebbe neanche pensabile: chi dirige un giornale non può e non deve avere un ruolo così delicato nel sottobosco della compagine governativa. Per questo motivo abbiamo presentato un’interrogazione come M5s a risposta orale a mia prima firma per chiedere al governo se qualcuno si sia per lo meno chiesto se non fosse il caso di rimuovere De Angelis da grande capo della struttura di missione sul dissesto idrogeologico. Una domanda pertinente, per spiegare l’ennesimo conflitto di interesse rispetto al quale, almeno per ora, nel Partito Democratico fanno candidamente orecchie da mercante.

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